LE OPERE Dl PROPAGANDA

 

Nell'elenco da voi fatto, delle opere, avete nominato quelle di propaganda... Non ne avete però parlato, sinora...

Esse occupano un posto a parte nella prospettiva missionaria, che è la nostra. Se vi sono opere missionarie per definizione, sono proprio queste.

Quali sono, secondo voi?

Tutte le opere che hanno il fine diretto di far penetrare la verità cristiana nella massa con altri mezzi che non siano la parola: vi si potrebbero aggiungere anche quelle che della parola si servono, ma preferiamo parlarne quando tratteremo della predicazione. Si tratta dunque della stampa, del cinematografo e del teatro.

Dato il vostro orientamento missionario, devono essere le vostre preferite, vero?

Crediamo infatti che possano potentemente servire alla nostra azione: del resto, in generale, le parrocchie popolari le utilizzano. A causa però delle interferenze temporali, sono delicate da maneggiarsi e spesso sono state maneggiate in una maniera che andava contro lo scopo che si voleva raggiungere.
D'altronde, la nostra posizione a loro riguardo è assai differente, a seconda che si tratti della stampa o del cinematografo e del teatro.

Pensiamo che la stampa possa rappresentare una parte di primo piano nel nostro sforzo di penetrazione. Il giornale, l'opuscolo, il libro, il manifesto possono arrivare a molte menti che non sarebbero toccate dalla nostra parola che, supponiamo, non vengono ad ascoltare. È dunque di primaria importanza servirsene. Questo mezzo, il quale non può soppiantare la parola e deve condurre ad ascoltarla, offre l'immenso vantaggio di provocare la riflessione senza esercitare sensibili pressioni e di agire a distanza senza urtare contro l'ostacolo del rispetto umano. Non sarà mai abbastanza utilizzato. Una parrocchia popolare che lo trascurasse si priverebbe di uno strumento insostituibile, Del resto, basta vedere l'uso che ne fanno i movimenti d'idee, politici o d'altro genere! La loro influenza si esercita per tre quarti con la stampa. È vero che noi abbiamo le nostre chiese, che essi non hanno, ma coloro ai quali vogliamo arrivare non ci vengono. La stampa va a cercarli... Quante precauzioni bisogna però prendere, per non esporre con ciò a giuste critiche il Vangelo che intendiamo predicare!

Questo vale soprattutto per giornale. La Francia, purtroppo, si compiace di classificare la gente, gli scritti e loro autori, i giornali, e via dicendo, in categorie precise, con etichette chiare e definitive. Nel mondo popolare, in special modo, il senso delle sfumature è poco conosciuto. Ne segue che il giornale raccomandato dal signor parroco, o venduto dalla seggiolaia sotto il portico della chiesa, rappresenta in ciascuno dei suoi articoli il pensiero della Chiesa. Si voglia o no, esso ci compromette. C'è incontestabilmente una esagerazione. e il nostro pubblico dovrebbe possedere abbastanza discernimento per capire che un giornale non è la Chiesa insegnante e deve conservare una certa libertà nell'apprezzamento delle realtà temporali (vita politica o sociale), senza accontentarsi di pubblicare le encicliche o le lettere pastorali. Non possiamo tener conto rigorosamente dell'errore comune, al punto di astenerti dal raccomandare ogni giornale autenticamente cattolico, quando quel giornale esiste, perchè dobbiamo essere i suoi ausiliari per promuovere il bene che esso vuol fare. Ma per raccomandare un giornale, dobbiamo esigere che sia autenticamente cattolico e che non ci comprometta con posizioni odiose agli ambienti popolari che vogliamo raggiungere.

Nelle diocesi del sud-est, un male immenso è stato fatto alla causa della Chiesa nell'ambiente popolare, con l'intempestiva raccomandazione fatta dal clero d'un giornale che rappresentava agli occhi di tutti il gran patronato e le cui posizioni sociali contraddicevano quelle di Leone XIII e di Pio XI: il defunto «Novellista di Lione». Quando si sa che una delle cause che hanno maggiormente allontanato il popolo da Cristo è la persuasione che la Sua Chiesa sia diventata la Chiesa di una classe che il popolo giudica sua nemica, si vede la sciocchezza che si commette raccomandando un giornale che rappresenta quella classe, semplicemente perchè è anti-laico, antimassone, favorevole alle scuole libere e alle congregazioni religiose. Una simil sciocchezza è stata commessa con migliaia d'esemplari diffusi in tutti gli angoli della Francia.

Attualmente, abbiamo a nostra disposizione quotidiani e settimanali redatti per esprimere il pensiero cristiano; altri ne avremo, a misura che ritornerà la libertà di stampa. Non rappresentano la Chiesa. Basta soltanto che portino al nostro mondo pagano una testimonianza che questo mondo possa ricevere. Sono ottimi strumenti di penetrazione. Abbiamo anche gli organi dei nostri movimenti operai cristiani. La sola riserva che faremmo al riguardo di tutti questi giornali sarebbe che dobbiamo guardarci bene dal comprometterli. Incoraggiamo i loro militanti, lasciamo loro la più ampia libertà, ma non frapponiamoci tra essi e il popolo per aiutarli: arrischieremmo di farli passare per clericali; ed essi sono ben capaci di sbrogliarsela da soli...

Siete sostenitori del «Bollettino Parrocchiale» come mezzo di conquista?

Certamente: poiché lì il clero parrocchiale esprime unicamente il suo pensiero, e proprio per i suoi parrocchiani, come li conosce. È un ottimo predicatore a domicilio. Ma allora, concepiamolo arditamente come uno strumento di missione. Non lo sarà, se lo manderemo solo a chi paga l'abbonamento, perchè toccherà unicamente i cattolici già convinti e qualche commerciante che vuole assicurarsi la clientela del clero. Una copia per famiglia: sarà questa la regola: in caso di necessità, si farà capire ai fedeli che devono pagare per gli altri.

Nel redigere il bollettino, bisogna aver sempre in mente il lettore che non viene in chiesa: il bollettino è fatto principalmente per lui, non per la soddisfazione dei buoni cristiani che vorrebbero vedervi stampato il loro nome o il rendiconto soddisfatto delle riunioni e delle feste; ed ancor meno, beninteso, per la soddisfazione del clero! Bandiamo dunque tutte queste «vanità» e quel tono di cui si fa uso per la sedicente edificazione delle anime buone, che suona falso, che fa sorridere, che agisce da respingente. Occorre uno stile semplice, diretto, familiare senza essere volgare; uno stile che commuova perchè rende il suono della verità: un modo di scrivere, virile. Ma soprattutto, dietro lo stile ci sia un pensiero. Il popolo legge più che non crediamo e più attentamente di noi. Noi abbiamo l'abitudine (inondati come siamo dalla carta stampata) di scorrere i titoli in grassetto o le frasi messe in evidenza, ritenendo unicamente qualche proposizione o titolo. Quando viceversa un operaio legge un articolo, ci annette più importanza.

Noi possiamo facilmente agganciarlo con un pensiero forte, che sia nella linea delle sue preoccupazioni. Bisogna che egli possa esclamare leggendoci: «Ah, questo è vero!» e non «Come è divertente!»

Gli articoli del «Bollettino parrocchiale» devono essere scritti molto attentamente,. come attentamente saranno letti, e con la preoccupazione d'essere efficaci con ogni loro parola.

Conseguenza pratica di ciò che stiamo dicendo, sarebbe a nostro parere, il preferire di consacrare più tempo e più denaro per questo strumento di propaganda, che potrà raggiungere gli abitanti della parrocchia, come sono e come noi li conosciamo, che non utilizzare certi bollettini parrocchiali «a fondo comune», che sono indirizzati a tutti e corrono il rischio di non avere la medesima efficacia.

Riguardo alla sua veste tipografica esteriore, siamo persuasi che si perde tempo adornandolo con incisioni o stampandolo su carta speciale. Nell'ambiente popolare, ciò che impressiona, non è la rivista, ma il giornale. Più ci si accosterà al tipo giornale, più si raggiungerà Io scopo prefisso. Se cadiamo così volentieri nel «grazioso», è perchè pensiamo troppo ai nostri amici, alle nostre persone d'opere.

Questo ci riporta al «leit-motiv» di questo libro, con l'aiuto del quale riassumeremo in breve il nostro pensiero sul Bollettino Parrocchiale: per lo più lo si redige in funzione dell'«ambiente parrocchiale» ed è inefficace (si limita a ripetere la predica e a far piacere a qualcuno): bisogna redigerlo dirigendolo ai non fedeli, affinché sia missionario.

Mi pare che voi utilizziate anche molto la pubblicità, gli affissi...

Ah, sì! noi siamo tremendi consumatori di carta e ne abbiamo sottratto parecchie tonnellate alla voracità della «Propagandastaffel» ... Crediamo alla efficacia del foglietto volante, che si legge facilmente e i cui termini, poco numerosi e ben scelti, s'imprimono nettamente nella mente. Ce ne sono di due specie: quelli che servono d'invito e quelli che espongono idee. Di solito si utilizzano solo i primi; essi fanno sapere a tutti che la parrocchia esiste, che sono invitati alla sua vita: hanno evidentemente un certo interesse. Chi li riceve crede facilmente, se sono redatti in un certo modo, che si tratti d'una lettera personale (alle volte si sente dire: «Mi avete scritto...») e ne rimane colpito.

Bisogna però stare attenti a non moltiplicarli esageratamente, come fanno certe opere, perchè presto restano abituati e nessuno ci fa più caso. Piuttosto che mandarli per posta o farli scivolare sotto la porta, è ottima cosa consegnarli di persona o farli consegnare dai militanti: passano da una mano all'altra, una parola accompagna il gesto e subito si stabilisce un contatto. Anche gli inviti devono distinguersi da quelli profani, perchè è sempre un vantaggio presentare le nostre riunioni sotto la loro luce prettamente religiosa. Ecco qui, per esempio, il tipo di quattro pagine, in formato piccolo, per invitare ad una delle «missioni di quartiere» di cui parleremo ulteriormente:

 


Pag. 1: I GRIDI DELL'UMANITA'

Pag. 2 e 3:

Perchè tante È dunque questosofferenze?il progresso?Se Dio esistesse,Guerra! Rovine!non le impedirebbe?Lacrime! Miserie!...La vita è insulsa...Vale soltanto la pena d'essere vissuta?PerchéNon c'è una soluzione?penare tantoNon potremmo dunqueper finireintenderci...in una fossa?…ed amarci reciprocamente? ...

Pag 4:

LA RELIGIONE?

— Porta essa una soluzione ai nostri problemi, una risposta alle nostre angosce?
— Si pone ancora la questione religiosa?
— Vale la pena d'essere discussa?

Se cerco la luce...
Se sono leale verso me stesso...
Se rifletto cinque minuti...
Se non ho paura nè di ciò che diranno gli altri, nè della verità...

VOGLIO SAPERE — POSSO SAPERE - DEVO SAPERE

Si presenta un'occasione eccezionale: è
LA MISSIONE NEL MIO QUARTIERE

Andrò ad una riunione per discutere la questione!


Ma naturalmente tutti gli stampati che hanno lo scopo diretto di diffondere un pensiero cristiano sono ancora più importanti e noi non esitiamo a moltiplicarli. Ci sono ottimi tipi, del genere di quelli di Padre Croizier (editi dall'Azione Popolare). Ne stampiamo pure noi stessi anche per la Settimana Santa, per Pasqua, ecc., su qualche grande argomento d'apologetica.

Al momento della liberazione di Parigi, abbiamo lanciato questo, in quattro pagine stampate in tricolore:


Pag 1:                                 Finalmente!

LA FRANCIA LIBERATA!
Non sentiremo più il martellamento degli stivaloni sui selciati di Parigi!

È FINITA L'IMPRESA DEL NAZISMO

Sono finite le perquisizioni
le detenzioni
gli incarceramenti
le fucilate!

Finalmente LA PATRIA LIBERA!
Quale incubo svanito!
Quale fierezza riconquistata!

Pag. 2:

In Francia:

Dieci vescovi e trecento preti imprigionati.
I nostri movimenti di gioventù cristiana strozzati.
Il soffocamento con la calunnia e l'oppressione.

In Germania:

La stampa cattolica soppressa.
I seminari dispersi.
La gioventù cattolica interdetta.
L'imprigionamento in massa dei lavoratori giocisti francesi.

In Polonia:

Vescovi e migliaia di preti massacrati, ecc...
TUTTO QUESTO È FINITO!
Il Papa è liberato.

LA CHIESA CATTOLICA È LIBERA

    Pag. 3

LIBERAZIONE DELLA CLASSE OPERAIA

È finita la deportazione degli operai!
È finito l'assoldamento col mitra!
Sono finiti i lavori forzati!

I NOSTRI FRATELLI STANNO PER RITORNARE.

Ci guadagneremo il pane con un lavoro di nostra scelta.
Saremo trattati da uomini.

Finalmente! LA SPERANZA
di una classe operaia

LIBERA
DIGNITOSA
FELICE

Pag. 4:

Ma questa non è che una prima tappa.

LA CHIESA - LA PATRIA - LA CLASSE OPERAIA sono legate fra loro.

Sono fatte per aiutarsi e non per combattersi.

Hanno sofferto insieme.
Lotteranno insieme contro tutte le tirannidi,
quella della forza! quella del denaro! quella del materialismo!
Lavoreranno insieme per l'Umanità!
Creeranno insieme un mondo della Libertà
Assicureranno insieme la Pace!

Solo Cristo ha amato i lavoratori. Solo Cristo è capace d'insegnarci ad amarci tra noi.

«O Cristo, tu solo non mi hai ingannato!... »
(Parole scritte da un comunista fucilato dai tedeschi: scritte sul muro delta sua cella. Ivrv, 20 novembre 1941).


Naturalmente questo è solo un esempio, preso nel vivo dell'attualità. Le occasioni non mancano: bisogna coglierle al volo e sempre in un senso ottimista, conquistatore: non nello stile corrucciato della «difesa». Bisogna variare secondo le opportunità, collocandosi in pieno nella vita della gente della nostra parrocchia, e secondo le sue preoccupazioni, anche se oscure e poco definite, per farla riflettere sull'esistenza del problema religioso, o su uno o l'altro dei suoi aspetti.

Quanto all'affisso, naturalmente il suo uso è stato più ristretto durante l'occupazione: ma facciamo conto di servircene. Sinora ci siamo accontentati di mettere in diversi punti della parrocchia delle bacheche permanenti, che segnalano l'esistenza della chiesa e fanno note le ore delle cerimonie abituali, di altre occasionali, e che annunciano le feste e i loro programmi. Così la vitalità della comunità cristiana era annunciata nel quartiere in modo tale che nessuno poteva ignorarla. II cristianesimo non era più quel parente povero che si nasconde con un po' di vergogna, per non far parlare di sé. Abbiamo intenzione di non fermarci qui. Anche il manifesto può essere sfruttato, per presentare «Cristo dovunque». Prima della guerra, il movimento «Per l'unità» ha avuto su questo punto felicissime iniziative.

Non avete un cinema parrocchiale?

No: perchè, se siamo partigiani dell'utilizzazione della stampa come opera di propaganda missionaria, non possiamo esserlo del cinematografo nello stato attuale della produzione. Lì crediamo che per lo più si perde il tempo senza raggiungere lo scopo. Se si trattasse di offrire al pubblico films nettamente religiosi tipo « Golgotha », « Gli angeli del peccato », « Nostra Signora della Mouise » ecc... — saremmo pienamente d'accordo: perchè, presentandoli, il prete sarebbe completamente nel suo compito.

Desidereremmo che quanto prima il cattolicesimo facesse un grande sforzo per darci films storici (la prima espansione cristiana, i martiri, san Luigi, Giovanna d'Arco, ecc...), films documentari (le missioni, la liturgia, ecc...) e persino qualche bel film d'idee cristiane, che sarebbe una potente arma di propaganda in questo ambiente pagano, al quale il cinematografo offre un mezzo di cultura. Ma non siamo a questo punto, e sappiamo che i «cinema parrocchiali» sono. ridotti a scegliere, nell'immensa produzione, i films che si giudicano più onesti, tagliando, nel corso di laboriose «visioni», i passaggi più o meno scabrosi. E così un vicecurato trascorre un tempo considerevole in compiti profani, con relativo seguito d'insonnia, di stanchezza: tutto per un profitto spirituale che non vediamo... Chi viene a questi films? Coloro che vogliono compromettersi col clero frequentando la sala parrocchiale, e che viceversa non esiterebbero ad andare in un'altra sala, quando il titolo del film li attirasse di più. Che cosa ricavano dalla loro serata? Press a poco quel che ricaverebbero dalla serata trascorsa in un altro cinema, tranne che certi films decisamente nocivi non passeranno mai da noi. Il risultato è ben magro.

Del resto, c'è un controbilancio: quante famiglie accompagnano volentieri i loro ragazzi al cinema parrocchiale, perchè è parrocchiale, ed anche per vedere films che in fin dei conti sono per adulti soltanto? Si può dire in queste circostanze che la sala parrocchiale sia il vestibolo della chiesa? Crediamo di no. L'atmosfera non è propizia ai contatti seri: è impossibile annunciare con efficacia Cristo a quelle persone che non sono venute per questo e che non ritornerebbero mai più, se capissero che si vuole approfittare dell'occasione per «acciuffarle». Qualche frase cortese, qualche amichevole stretta di mano: ecco quanto si può sperare. E per questo si sono spesi tesori di tempo e d'ingegnosità... Senza contare che, a revisionare pellicole di ogni genere, il giudizio morale finisce per affievolirsi, e dopo qualche mese si accettano molte cose che da principio si sarebbero respinte. C'è una perversione del cinematografo che si esercita anche sul prete direttore. Egli sarà dapprima severissimo per i films; ma a poco a poco scivolerà verso un'indulgenza dolorosa: bisogna pur vivere... bisogna pur alimentare la sala...

E così, in certe parrocchie, abbiamo visto, tutti i giovedì d'inverno, i bambini del patronato condannati a vedere pellicole riservate, semplicemente perchè non si poteva dar loro altro che il programma della domenica seguente per la sala parrocchiale. D'altronde, i famosi «principi» secondo cui siamo tentati di giudicare, possono giuocarci un brutto tiro: una tesi morale, uno scioglimento in cui tutto rientra nell'ordine, e noi crediamo che il film sia nel complesso accettabile. Non ci rendiamo conto che certe eccitazioni sensuali e certi esempi loschi saranno assai più notati dagli spettatori che non la tesi generale, la quale sfuggirà loro molto spesso.

A farla breve, come lo si può attualmente utilizzare, il cinematografo non ci sembra affatto un mezzo di propaganda, ma piuttosto un binario di scambio, dove si fuorvia molto tempo sacerdotale, in pura perdita ed anche con pericolo. Sarebbe meglio tentare, per mezzo dei nostri militanti, la moralizzazione d'una delle sale cinematografiche del quartiere.

La pensate nello stesso modo anche del teatro parrocchiale?

Le rappresentazioni teatrali, allestite con l'aiuto della «compagnia parrocchiale», non offrono certo gli stessi pericoli. Non le crediamo affatto maggiormente missionarie. Quanto tempo occorre per le prove! quante fatiche! E per dare che cosa? Spesso delle farse o delle scialbe commedie «da patronato». Non tutti i giorni si può allestire un dramma come «Nostra Signora della Mouise»!

E non si pensa al pericolo di abituare i nostri giovani a salire sul palcoscenico e ad esibirsi vanitosamente? Provate un po', in quel periodo di tempo, a chieder loro di avere una preoccupazione apostolica! E quanti fastidi per il vicecurato, se non vuole urtare nessuno e dare una «piccola parte» a tutti! E quante gelosie tra fanciulli e tra famiglie, in occasione dell'inevitabile disuguaglianza nella distribuzione delle parti! No, no: anche qui ci inoltriamo su un binario morto, che non va a finire nella predicazione di Cristo. Troppo poco tempo abbiamo nella nostra vita sacerdotale, per sciuparlo così.