LA PARROCCHIA A CONTATTO  CON LA MISSIONE

 

I -  DIFESA DELLA PARROCCHIA

 

In una lettera aperta a don Daniel,  leggo: Sembra che voi raggruppiate indistintamente, sotto il nome di «massa pagana», la totalità di coloro che non vanno in chiesa. Vi preghiamo di non essere del vostro parere. È infatti evidentissimo, che, almeno in Francia, la «massa» è composta per un'enorme maggioranza, di cristiani autentici, cioè battezzati... che hanno in passato frequentato una chiesa, seguito un catechismo, conosciuto dei preti, e forse frequentato qualcuna delle «opere» ... Mediocrissimi cristiani e quasi apostati, l'ammetto: ma non sono pagani, questo certo. Siete d'accordo con questo punto di vista di un vostro confratello parroco di Parigi? È vero che la massa è composta in maggioranza di cristiani autentici?

Noi crediamo che si giuochi un po' sulle parole, circa l'appellativo di cristiani. Se si desiderano «autentici cristiani» tutti i battezzati, oppure semplicemente quelli che hanno fatto la Prima Comunione e mantenuto durante l'infanzia un certo contatto con la Chiesa, il problema è risolto: in Francia la «massa» è cristiana, in Francia non c'è alcun «paese di missione». Ma se si vuole riservare il titolo di cristiani (noi non diciamo di «buoni cristiani») a coloro che hanno la fede, a coloro per cui Cristo è una realtà, bisogna avere il coraggio di approvare la constatazionezione contenuta in «Francia, paese di missione»: la massa del proletariato è pagana: non perchè non «pratichi», ma perché la sua è pagana, totalmente estranea allo spirito cristiano, indifferente ai nostri dogmi, incurante delle esigenze della nostra morale . L'opera ha esaurientemente dimostrato ciò e ci stupiamo altamente che questo punto si possa discutere. Che il bambino di questo ambiente abbia fatto la Prima Comunione, che ci si sposi in chiesa, che si sotterrino i morti con un prete (e noi sappiamo in quale ampia proporzione neppur questo non si fa più) sono cose che non cambiano di molto la realtà profonda; dietro le apparenze — le quali pure vanno a poco a poco scomparendo — di un ritualismo esteriore, l'anima di questo popolo è pagana.Bisogna dunque avvicinarsi ad esso diversamente da come ci si accosta a dei cristiani.

Sarebbero costoro degli apostati? N on lo penseremo neppure. Apostata è essenzialmente colui che rinnega una dottrina alla quale prima aveva aderito, per abbracciarne un'altra che accetta: è colui che esce da una chiesa di cui è stato membro veramente, ed è cosciente di questa uscita, di questo abbandono. Nulla di simile nella vita dei nostri infedeli moderni. I nostri ragazzini che abbandonano la pratica religiosa all'indomani della Comunione solenne non hanno coscienza d'una vera apostasia. I loro genitori, i quali hanno cessato di praticare una religione che praticavano in Bretagna o in Vandea, hanno forse avuto l'impressione di un tradimento.Quando si conosce in quale atmosfera d'irreligione sono stati immersi i primi dopo la nascita, e quale violenta corrente ha trascinato gli uni e gli altri, si è nell'impossibilità di bollare l'errore da essi commesso. Bisogna inoltre riconoscere che la mentalità del loro ambiente li impregna completamente dopo qualche anno di lavoro in officina, ed anche in ufficio: l'influenza antireligiosa (chiamiamola pagana) è racconto in quell'ambiente, che la mentalità di chi fu battezzato e sopra chiamavamo «cristiano autentico» non differisce da quella dei compagni non battezzati. Gli uni e gli altri si comportano allo stesso modo nella vita. Possono essere considerati tutti pagani.

Bisogna però ritenere qualche cosa dell'affermazione del nostro confratello: se non per l'esattezza del termine, almeno per le conseguenze che ne derivano e per le conclusioni da ricavare. Abbiamo spesso a che fare con gente che ha «praticato» ed ha avuto contatto con noi: e malgrado ciò che abbiamo testé detto, c'è qui più di un addentellato che ci fa sperare per le possibilità dell'influenza parrocchiale.

In qual modo ciò?

Anzitutto, per il fatto che almeno una gran parte del nostro popolo ci passa per le mani, ci deve essere a priori il modo di approfittarne: siccome costoro hanno contatto coi preti per via della parrocchia, questa deve avere a priori una parte da rappresentare nella loro evangelizzazione. Ma dobbiamo allora avere il coraggio di dire:

1) Poiché sinora il più evidente risultato di quel passaggio nelle nostre mani è quello di finire per conservare la loro indifferenza, è segno che i nostri metodi sono per lo meno da rivedere, se non da cambiare radicalmente.

2) In questo momento, il fatto di aver avuto contatto coi preti è per questa gente un avvenimento che essa, malgrado tutto, non può cancellare dalla mente: certi ricordi, certe impressioni conservate, certi orientamenti d'idee e persino certe abitudini mantenute nella vita privata forma una trama sulla quale alla parrocchia deve essere possibile lavorare. Trama tenue, spesso impercettibile: ma una trama che tuttavia esiste. È ciò che fonda le nostre speranze nelle possibilità dell'apostolato parrocchiale.

Prima conclusione di queste riflessioni: parrocchia, sì, ma parrocchia in paese di missione, parrocchia missionaria.

È ciò che si applica nel territorio che dovete evangelizzare?

Se vi diremo che esso è situato alla periferia del dipartimento della Senna e che la quasi totalità dei suoi abitanti è formata da operai e da impiegati, questo vi basterà certamente per pensare che la quasi totalità della nostra parrocchia è pagana. Volete che vi precisiamo?

Geograficamente, la parrocchia è un grosso quadrilatero di circa 3 chilometri di lato, con al centro la chiesa non finita, di cui la navata centrale e il campanile non ancora costruito aspettano giorni migliori. Dal punto di vista sociale, il territorio comprende due parti ben distinte, tagliate nettamente in quasi uguale misura dalla via di Nanterre, che passa davanti alla chiesa. Da un lato sono graziose casette, spesso comode, e grandi fabbricati dove abita una popolazione di benestanti, d'impiegati, con i commercianti e con le professioni liberali che sono indispensabili a tutto l'insieme. La quasi totalità di questa popolazione è salariata, escludendo qualche modesta fortuna o qualche situazione privilegiata. La maggior parte di quelle famiglie ha un unico figlio e molti vivono agiatamente. L'altro lato non ha che padiglioni: c'è appena un paio di fabbricati. Ma le baracche di legno, le costruzioni in agglomerato, di fibrocemento, vi sono numerosi. Vivono lì quasi tutti operai: ci si trovano molte famiglie numerose, che han preferito stabilirsi qui, in un bugigattolo loro proprio, piuttosto che abitare in case d'affitto. Spesso il padre ha costruito egli stesso la capanna, che poi è diventata padiglione, sempre per opera sua: altri affittano; ma generalmente la popolazione è assai più stabile di quella dei sobborghi, perchè il giardinetto rappresenta un elemento di attrattiva. Tutto il circondario è costruito di recente. Sono venuti lì provinciali d'ogni provenienza, in cerca di qualche abitazione che non li renda troppo spaesati e di una vita che non differisca eccessivamente da quella condotta in passato. La differenza sociale le due parti del territorio crea una sensibile diversità dal punto di vista religioso.

Da una parte — la prima parte, il lato stazione come lo chiama la IOC — noi facciamo salire all'80 per cento il numero dei bambini che vengono al catechismo. La mentalità è ivi tradizionalista. La maggior parte dei nostri praticanti veniva da questa porzione di territorio e, se prendessimo la parrocchia in blocco, questo gruppo di popolazione correrebbe il rischio di farci dimenticare l'altro, di «consolarci» dell'altro. Esso rappresenta numericamente circa i due quinti dell'insieme.

Per l'altro lato — lato Senna — appena il 60 per cento dei fanciulli fa la Prima Comunione. Evidentemente vi è una mentalità molto più operaia, più pagana; però più docile, più spontaneamente caritatevole, più facile da conquistare.

Per molto tempo non vi è stato là che una cappella provvisoria, modestissima. Essa esiste ancora e serve di aggiunta alla nuova costruzione, il cui transetto (l'unica cosa edificata) contiene tre volte più posti che non l'antica cappella. Eppure, questa è bastata per lungo tempo ai bisogni religiosi della popolazione!

Di questa popolazione raggruppata a caso a seconda degli acquisti, delle costruzioni, delle locazioni; di questa popolazione di sfollati, alcuni conservavano le pratiche portate dalla provincia. Erano vecchie donne, alcuni uomini e dei bambini che si radunarono per il patronato. Nuova parrocchia, dunque; ma non come la maggior parte dei nostri settori di «banlieue» parigina. Volete qualche cifra?

Intorno alla chiesa noi contiamo da 22 a 23 mila abitanti. Cinque anni fa eravamo contenti quando, a tutte le messe domenicali, riuscivamo ad avere mille persone. In seguito, ogni anno ha segnato gradualmente un aumento del dieci per cento, e cioè noi ci aspettiamo, nel 1945, quando tutti gli sfollati saranno tornati dalla campagna, un complesso di 1400-1500 persone. All'epoca delle nostre missioni di quartiere, in un dato quartiere, su 800 o 1000 famiglie visitate, ne trovavamo 40 di cui almeno un membro era praticante e conosciuto dal clero; in un altro quartiere, su uno stesso numero di famiglie visitate, 117 erano rappresentate alla missione la prima sera, e, su queste 117 ben 52 di esse ci erano completamente sconosciute, perchè nessuno dei loro membri era praticante. Come vedete, da noi la proporzione dei praticanti è appena del 5%; siamo dunque in accordo le cifre di don Godin, le quali, si dice siano analizzate troppo pessimistiche ad alcuni lettori.

Quanto ad offrire fatti e riflessioni che esprimano quest'anima pagana, siamo esitanti, tanto essi son diventati comuni, a furia di ripeterli.
Qualunque parroco dei sobborghi ne avrebbe un repertorio altrettanto fornito, ed alcuni confratelli di passaggio ne registrerebbero più di noi, ed anche più tipici; perchè questi visitatori, meno abituati, li noterebbero maggiormente.

Ci fu, per esempio, un ragazzetto che il prete iscriveva al catechismo ed al quale chiedeva il nome del babbo, che rispose freddamente:  - Signore, in questo momento non ho babbo: ne stiamo cercando un altro…

Sono tutte quelle mamme che ci parlano dei loro figli e che, invece di vantarne le qualità di carattere e di cuore, non si trovano complimenti più belli di questi: - È bellissimo… Sta benone... Ha dei polpacci molto robusti…

Un giorno cercavamo di consolare una mamma tutta in lacrime per la morte del suo bimbo: le parlavamo del suo angioletto felice in cielo, Essa ci espresse il suo dolore in questi termini: - Era così grasso! … Ah, che bel piccino! ...

Riflessioni che indicano il livello dello spirito religioso; e ci sono ancora tutte quelle che si sentono in sagrestia o in visita, quando i nostri parrocchiani mercanteggiano il battesimo, la comunione, il matrimonio religioso, per dei nonnulla:  - Oh! sentite, Se non volete che il battesimo si faccia prima di pranzo, preferiamo farne senza.

Oppure: - Capirete che, se il catechismo deve compromettere l'attestato scolastico, il bambino non farà la Comunione.

Ovvero ancora: - Se non volete battezzare il mio fidanzato fra otto giorni, non ci sposeremo in chiesa. Oppure: - Io lo voglio fare: ma in sagrestia. Oppure: - Oh! Allora non vale più la pena.

Durante i nostri colloqui, avremo occasione di citare altre riflessioni e altri fatti che mostreranno il coefficiente di valore religioso e morale del nostro povero popolo. Per ben fondare il dibattito, ripetiamo che non vi è differenza tra i pagani autentici, di nome e di fatto, quelli cioè che non hanno mai avuto contatto con una parrocchia, ei semi-apostati ripaganizzati, mentre esiste un abisso tra questi ultimi ei veri cristiani.

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